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A cura del Collega Maurizio Dolce dell'ufficio di ?, sedici gennaio 2001

Un'accorata esortazione:



Egregio Federico,
apprendo, con amarezza, dal sito www.ctlsu.it, che tutto quel che è stato sino ad oggi è forse stato una farsa orchestrata alle spalle di tutti, almeno di noi LSU.
Forse, ai vertici del Ministero, dell’Agenzia e delle organizzazioni sindacali sapevano e non potevano fare nulla, ecco anche il motivo per cui non ci sono state comunicazioni ufficiali da parte di nessuno, tanto meno messaggi di gioia.
Forse nessuno se la sentiva di festeggiare per la frustrazione derivante dall’essere stati imbrigliati nel volere di qualcuno.
Dunque sono anche io consapevole che questo contratto ha più il sapore di una mezza sconfitta piuttosto che di una mezza vittoria, ma per questo non dobbiamo arrenderci.
E’ chiaro oramai che il nostro destino, sarà un’anno a contratto “per pietà” perché proprio noi 1.700 non avremmo retto al continuo ed ingiusto sfruttamento per eliminare definitivamente l’arretrato del catasto, e poi tutti o in parte nel consorzio o società mista che sia.
Certo è che comunque nell’articolo 78 della finanziaria per il 2001 si parla di un contratto da farsi entro quattro mesi dalla partenza della stessa legge finanziaria, un mese è oramai passato, le organizzazioni sindacali tacciono e dal vertice dell’agenzia non giunge nessun segnale e noi il contratto non lo abbiamo ancora né visto né sentito.
Sarebbe bello che ci fosse una nuova assemblea in via Rieti, a Roma, come tu auspicavi, nella quale le organizzazioni sindacali confederali rinnovassero avanti a tutti la loro ferma volontà a stabilizzarci definitivamente nell’Agenzia del territorio, ci facessero leggere il contratto, ma a questo punto, della mia vita, a 45 anni con una laurea in tasca, senza nessuna sicurezza per il futuro, mi devo rassegnare alla precarietà a vita, così come ha deciso il potere del Dio Denaro per me e per tutti.
Sono sempre stato un uomo di sinistra, scusa se parlo di politica, ma a questo punto basta, o bisogno di parlare, sono felice che le sinistre hanno mostrato tutto il loro cinismo, la loro falsità ed il loro arrivismo. Come non mai mi è chiara la lettura di più di quarant’anni di storia patria, il pci era colluso con la dc, unica chiave di lettura, ed una volta al governo è solo stato capace di fare peggio.
Io non voterò più, tanto la politica è una farsa e mi auspico che lo facciano tutti, perché almeno così sarò consapevole che nel mio piccolo, nella mia povertà, nella mia miseria, nel grigio degli inverni futuri potrò guardarmi allo specchio e non vomitare per lo schifo d’uomo che mi si presenterà davanti. Insegnerò ai miei figli, se né avrò qualcuno, l’umiltà e l’onestà morale, unici valori che noi, non poveri di spirito, abbiamo da vendere.
Continuando a stimarti per la tua grande opera per il tuo grande impegno, prestato a puro titolo gratuito, sprezzante di tutto e tutti, anche a tuo rischio personale, per qualcosa di troppo forte che hai scritto, sia pure nei limiti della precarietà umana, fermo e dritto di fronte a tutto ciò che ti veniva tirato indosso, anche da parte di molti colleghi ma anche da dipendenti di ruolo e sindacalisti, perso nel turbine del tuo utopico e forse un po’ folle gesto di lealtà verso la giusta causa della stabilizzazione di tutti noi, ti esorto a non mollare ed a continuare la nostra epopea per la stabilizzazione, e ti saluto caramente nella speranza di incontrarti un giorno per ringraziarti di persona.

Maurizio Dolce


A questa lettera ho ritenuto opportuno dare una risposta. La lettera è stata pubblicata nell'aggiornamento del 17 gennaio 2001, per leggere la risposta klikkare quì.

Federico Righi