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dodici maggio 2001



La grande burla


A questo punto, dopo 11 giorni di contratto vorremmo fare qualche considerazione, scusatemi se forse sarò un pò lungo e prolisso, ma le cose vanno spiegate bene, perché tutti voi dovete sapere quale è stato il senso della nostra lotta e sopratutto quali sono state le aspettative disilluse e quali sono quelle che vorremmo non fossero disilluse.

Abbiamo avuto con le organizzazioni sindacali un vero e proprio odio - amore, sono state più le volte che ci sono venuti contro piuttosto quelle in cui ci hanno teso una mano. Ma che dire, per persone abituate ad una certa tipologia di contatti con il lavoratore, certamente creava qualche difficoltà l'essere affiancati direttamente dal alvoratore, figuriamoci poi se questo è pure precario.
Per questo le nostre lotte di piazza, i nostri scioperi, i nostri documenti, le nostre azioni, le nostre iniziative sono sempre stati un brutto rospo da ingoiare per le OO.SS. ed è per questo

che siamo sempre stati soli

in occasioni importanti come quelle dei primi scioperi di maggio e giugno '99, quando non avevamo nemmeno uno straccio di proroga, ed andavamo giustamente a manifestare al ministero delle finanze, anzi molti colleghi non hanno partecipato perché il sindacato diceva loro che lo sciopero non era organizzato dalle loro sigle e dunque che non vi si doveva partecipare, se posso esprimere un pensiero, io che sono sindacalizzato, è stata una cosa vergognosa.
Io intendo il sindacato come lo strenuo difensore del lavoratore e del lavoro, quì si aveva la possibilità di aiutare 1.800 anime a trovare una collocazione che gli avrebbe concesso un futuro ed il sindacato se ne tirava fuori, anzi boicottava.
Se facciamo l'analisi di questi anni di lotte, sulla pelle di chi ci ha creduto sino in fondo, per la maggiore i colleghi siciliani, sardi, pugliesi, calabresi, abbruzzesi, laziali e campani, ma nache piccole rappresentanze di tutte le altre regioni italiane, e scusatemi se qualcuno non viene citato, dicevo se andassimo ad analizzare in modo serio emergerebbe solo un dato di fatto: la nostra lotta, sotto un certo punto di vista, non è stata con il padrone, ma con il sindacato.

E questa per me è una grande sconfitta,

che brucia sulla pelle nostra ma ancor di più su quella dei rappresentanti sindacali. Con questo non si nega una collaborazione con le OO.SS. ma in questa collaborazione forzata con le OO.SS. si risontra solo il rallentamento del nostro percorso di stabilizzazione.
In occasione dell'8 marzo 2000, quanti di voi, intervenuti allo sciopero presso il ministero, rammentano che dopo un primo incontro in mattinata con l'allora direttore Favale, un gruppo di noi manifestanti, circa un centinaio, si recarono presso la sede UIL PA Finanze, vicina al ministero, e costrinsero, i rappresentanti delle sigle confederali li riuniti, a firmare il primo protocollo d'intesa sindacale che parlava della nostra stabilizzazione. Protocollo che portava la data del 7 marzo 2000 anziché dell'8, perché era stato scritto e pensato il giorno prima, da quattro persone: Roberto Cefalo, Federico Righi, Marco Cavicchia, Giovanni Di Pisa.
Quella sera stessa le OO.SS. portarono al Ministro Visco il documento, più tardi alle 19,30 una delegazione dei manifestanti fu ricevuta dal sottosegretario D'Amico.
Nel mese di marzo, precisamente il 29 marzo 2000, il Ministero delle Finanze preso atto della volontà delle organizzazioni sindacali, così come erano espresse nel documento dell'8 marzo 2000, siglò un protocollo d'intesa dove c'era scritto:

i LSU mai nel Ministero delle Finanze ......

E noi, nel mese d'aprile, solo noi come sigla CTLSU tornammo a scioperare al Ministero delle Finanze. Uno degli slogan più urlati era D'Alema e compagni a casa, infatti correva il periodo delle elezioni regionali.
Il 16 aprile 2000, vinse il polo e Visco fu sostituito.
Era cambiato qualcosa nell'ordine politico nazionale, per la prima volta le OO.SS., il 21 aprile 2000 all'assemblea di via Rieti, parlavano di processo di stabilizzazione.

La nostra prima vittoria.

Arriviamo, in sordina, quasi elemosinando qualche importante comunicato sindacale, che mai verrà, sino agli inizi del mese di settembre 2000.
Chi era presente ricorda dell'importante riunione del CTLSU che tenemmo a Roma, a tale riunione parteciparono rappresentanti da quasi tutt'Italia, ricordo ancora il documento che fu redatto e sopratutto la pianificazione degli eventi che di li a poco sarebbero stati messi in campo.

20 settembre 2000

Con una mossa a sorpresa, quasi tutti gli allora tecnici LSU del catasto Romano, insieme al sottoscritto, a Marco Cavicchia e Spera Cristian, dettero il via al piano, occupazione pacifica della sede della Direzione Centrale a Largo Leopardi, Roma.
Erano le ore 11:00.

Alle ore 13:00, la nostra delegazioni aveva già fatto le sue richieste:

stabilizzazione per tutti

Alle ore 13,40 tutti erano in via Flavia, dove è la sede del Ministero del Lavoro; la nostra delegazioni ebbe chiarimenti in merito a quelle che erano le vere intenzioni della Direzione Centrale, intenzioni che non potevano essere sconosciute alle OO.SS.
Ma la giornata non era finita: alle ore 22:00 il Direttore Picardi convocava con urgenza i rappresentanti delle OO.SS. confederali il significato della convocazione urgente era chiaro e semplice: le OO.SS. non ci controllavano e non ci regolavano, noi avevamo piena autonomia e dunque o si prendeva una rapida decisione politica per la nostra stabilizzazione o, visto che siamo noi che dobbiamo svolgere il più importante progetto dell'agenzia, gli accordi li avrebbero fatti direttamente con gli LSU. Deleggittimando così il sindacato stesso.
Il giorno dopo, 21 settembre 2000, i rappresentanti delle OO.SS. furono fatti salire al ministero, in piazza Mastai, insieme ai rappresentanti dei manifestanti.
Veniva scritto il primo importante documento politico per la nostra stabilizzazione.
E chiaro che il problema non era risolto, proprio perché c'erano le OO.SS. per lo mezzo, infatti solo grazie ad un'emendamento della finanziaria, votato sia dalla destra che dal centro e dalla sinistra, il governo ha stanziato i fondi per il nostro contratto.
Contratto che solo grazie ai nostri rappresentanti sindacali è stato definito negli ultimi giorni utili, con tutte le storture e brutture che contiene.
In massima sintesi: con questo contratto abbiamo ottenuto la più grande fregatura della storia, infatti la dove le OO.SS., se avessero voluto, potevano farci stabilizzare a tempo indeterminato, non lo hanno fatto regalandoci una parvenza di contratto visto che da ogni dove, in Italia, tutti si lamentano di spostamenti nelle conservatorie, di dover svolgere i doppi turni, di non avere mezzi per lavorare, di essere minacciati di licenziamento se non fanno, nella giornata, le pratiche richieste, che non gli vogliono concedere il buono pasto.
Ed ancora, molto più grave, e questo è il caso del mio ufficio, dove le OO.SS., tutte, boicottano le assemblee concertative per l'organizzazione del nostro lavoro, facendole slittare di settimana in settimana, e costringendoci quindi in una condizione di stallo, rallentando la produzione, e dunque non consentendoci una negoziazione di un giusto orario di lavoro, un giusto ordine di servizio con i carichi di lavoro.
Questo chiaramente a nostro danno, infatti se non raggiungeremo gli obiettivi fissati da Roma, voglio proprio vedere chi ci rinnoverà il contratto.
Dunque ancora le OO.SS. protagoniste di un danno alla collettività, al lavoratore ed allo Stato.
Per questo e tanti altri motivi io chiedo a tutti voi di iscrivervi al sindacato, ma di non illudervi di fare i rappresentanti sindacali e quindi di restare comunque compatti e coesi con tutti gli altri colleghi, portando avanti le idee ed i principi di lealtà, legalità, civiltà e di moralità che vengono da tutti noi sempre richiesti ma da altri sempre disattesi.
P
er il nostro importante obiettivo principale, la stabilizzazione a tempo indeterminato, la strada non è ancora scritta, e quando la individueremo sarà comunque ardua e difficile; ci aspettano giorni di gioie ma quelli di dolori li saranno molti di più, dunque non dimenticatevi mai la nostra unione, che sino ad oggi ha fatto la forza, la nostra compattezza, la nostra volontà, il nostro coordinamento.

Federico RIGHI


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