giovedì 30 giugno 2005





Lettera Aperta al Prof. Sabino Cassese.

Il 25 giugno 2005, in seguito alla pubblicizzazione della notizia, da parte del Governo, della stabilizzazione di 40.000 precari della Pubblica Istruzione, il Prof. Sabino Cassese, rispondeva con un articolo, pubblicato su il corriere della sera intitolato il paese senza merito.
Vorrei personalmente chiedergli, in quanto Professore, se è a conoscenza, nel suo entourage, come in quello di tanti altri suoi colleghi d'Università, di quale è l'unità di misura dei meriti...








Articolo, a firma Sabino Cassese, pubblicato su il Corriere della sera del 25/06/2005.
Dopo l'assunzione di 40 mila precari nella scuola
Il Paese senza merito
Che cosa dovrà pensare chi ha passato un concorso per entrare e prove selettive per fare carriera?
Al Link:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/06_Giugno/25/cassese.shtml
Il Consiglio dei ministri di ieri ha deciso l’assunzione di 40 mila precari della scuola. Il ministro della funzione pubblica, echeggiando i sindacati - di cui dovrebbe essere la controparte - annuncia un piano di stabilizzazione di tutti i precari del pubblico impiego. La Camera dei deputati approva una legge che assicura riserve di posti, all'università, nelle qualifiche superiori, a tecnici laureati, ricercatori e professori associati. Governo nazionale e giunte locali continuano a usare il cosiddetto spoils system (mentre la Corte costituzionale ha ancora rinviato, questa volta a data da destinarsi, la decisione sulla sua costituzionalità).

Questi orientamenti e provvedimenti offendono la professionalità dei corpi dello Stato, minano la sua efficienza, violano il principio di eguaglianza. La titolarizzazione dei precari prescinde dalle modalità della loro scelta. Delle circa 250 mila persone (ma la cifra potrebbe salire) che prestano la loro attività nel settore pubblico senza un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, molte sono state scelte sulla base di criteri clientelari o senza alcun criterio: che cosa dovranno pensare i funzionari che hanno passato un concorso per entrare e prove selettive per fare carriera, quando vedranno arrivare al loro fianco coloro che sono stati scelti in questo modo? Nelle università, la riserva di una quota di posti oscillante tra il 25 e il 16 per cento nelle carriere superiori a beneficio di chi ha 15 o 3 anni di anzianità nel ruolo inferiore, come sarà considerata dai giovani che hanno vinto per merito e non per anzianità? Infine, il passaggio ai vertici di chi è gradito al politico di turno quale incentivo dà alla professionalità di chi si è preparato, ha fatto concorsi, ha sudato per fare carriera? Sistemazione in ruolo dei precari, concorsi che premiano l’anzianità invece che il merito, nomine politiche e precarietà della dirigenza minano l’efficienza del settore pubblico perché in questo modo si rinuncia a scegliere i migliori, dando un privilegio a chi c’è già, all’anzianità, alle appartenenze politiche.

La prova sta nel ricorso sempre più frequente a consulenze esterne, anche su problemi giuridico-amministrativi, per assenza di risorse interne. Se si fa questo, come si può, poi, coerentemente, chiedere all’amministrazione di essere efficiente? Come può il governo chiedere, a queste condizioni, ai funzionari attuali di sottostare alle procedure di mobilità e di assicurare un aumento della produttività, secondo gli accordi sottoscritti nelle settimane scorse, al momento delle intese sulla copertura dei contratti pubblici? Da ultimo, un sistema che non apre le porte della pubblica amministrazione a tutti i capaci e meritevoli, ma privilegia alcuni soltanto, viola gravemente il principio di eguaglianza.

Il blocco dei concorsi tiene fuori della porta i più giovani, mentre si smaltiscono gli arretrati, si promuovono gli anziani e chi ha manifestato fedeltà a questo o quel politico. Intanto, da cinque anni sono bloccati i concorsi per la dirigenza e aumenta progressivamente la spinta per ricorrere ad incarichi esterni. «Dobbiamo mettere con convinzione meritocrazia e produttività al centro delle carriere del servizio pubblico», ha detto il presidente della Confindustria alla fine di maggio. Gli ha fatto eco, ai primi di giugno, nella «lettera da Creta» il leader dell’opposizione, enunciando, tra i principi per la pubblica amministrazione, «concorrenza e riconoscimento dei meriti per garantire l’efficienza». Il governo, per bocca del ministro per l’Innovazione e le tecnologie, ha dichiarato, il 6 giugno, che occorre «recuperare la competitività del Paese, a partire dalla pubblica amministrazione». L'accordo sui principi c’è. Ma la realtà, sotto la spinta delle elezioni imminenti, va in direzione opposta.
Sabino Cassese
25 giugno 2005






LETTERA APERTA AL PROFESSOR SABINO CASSESE
Pubblicata il 29/06/2005 sul blog dei Tipi Sospesi....

Il professor Sabino Cassese ha pubblicato, anche in merito al piano di stabilizzazione del ministro Baccini, sabato 25 giugno, un articolo su Il Corriere della Sera dal titolo "Il Paese senza meriti".
Pubblichiamo in questa sede le nostre considerazioni in merito, non prima di averle trasmesse allo stesso in forma privata attraverso l'indirizzo mail de Il Corriere della Sera.
Gentile Dottor Cassese
Con la presente, noi Lavoratori a tempo determinato dell’Agenzia del Territorio, Le partecipiamo le nostre contestazioni a quanto da Lei affermato nell’articolo "Il Paese senza merito" pubblicato da Il Corriere della sera il 25 giugno ultimo scorso.
 Noi esprimiamo rammarico e Le contestiamo l’affermazione:
 "molte di queste persone sono state scelte sulla base di criteri clientelari o senza alcun criterio"
Non avendo Lei meglio specificato a chi si riferisse con tale affermazione, ci sentiamo in dovere di farlo noi per noi 1527 lavoratori a tempo determinato dell’Agenzia del Territorio.
L’agenzia del Territorio (fino al 1 gennaio 2001 Ufficio tecnico erariale del Ministero delle Finanze), uno degli Enti pubblici interessati dal cosiddetto Piano Baccini (che riguarda "solo 6500 precari" appartenenti a Ministeri, Agenzie fiscali ed Enti pubblici non economici) bandì nel lontano aprile 1998 un trasparentissimo bando per l’assunzione per un anno di 2500 tecnici in possesso del titolo di geometra o equipollente da inserire nel progetto interregionale di Lavori socialmente utili "Catasto urbano".
Tra i criteri di selezione, fondamentali per la determinazione delle graduatorie finali, c’erano oltre al possesso del titolo di studio: la comprovata esperienza nell’uso delle apparecchiature informatiche (cui seguì una prova pratica davanti a commissioni appositamente formatesi ufficio per ufficio), un’anzianità d’iscrizione nelle liste di disoccupazione di almeno due anni, l’anzianità anagrafica ed i carichi familiari.
Come vede, criteri magari opinabili ma oggettivi e validi per qualsiasi cittadino italiano.
Sulla correttezza delle graduatorie finali, ci teniamo ad affermare con forza, non ci furono forzature di tipo politico né di tipo clientelare o quanto meno, se ci furono, non produssero alcun effetto.
 Noi esprimiamo rammarico e Le contestiamo le equivalenze:
 1) "piano di stabilizzazione di tutti i precari del p.i. = offesa alla professionalità dei corpi dello Stato"
In realtà è la nostra professionalità (e non solo) ad uscirne offesa. Offesa dallo Stato che si appalesa tante volte sotto forma di dirigenti arroganti, ricchi solamente di quel nozionismo ch’è servito loro per vincere concorsi e concorsini ma che nulla dà alla reale efficienza della macchina Stato. Dirigenti che Lei tanto sembra decantare. Dirigenti che ci hanno umiliato, proprio in quanto precari, in passato e che ancora, in qualche caso, ci umiliano ad esempio con ordini di servizio che non sono tali bensì "verbali consigli paterni". Dirigenti che spesso non hanno le capacità tecniche né morali per fornire adeguate risposte alle esigenze nostre o dell’Utenza.
Che Lei ci creda o no, siamo noi ad uscirne offesi. Noi laureati, noi diplomati, noi con il nostro bagaglio di professionalità acquisito anche in anni di lavoro nero (è questa una vera stortura del sistema Italia) messo a disposizione dell’Amministrazione e mai riconosciuto appieno.
Noi ancora precari in tarda età (il piu’ giovane tra noi si avvicina ai 40 anni), noi siamo gli offesi e non l’astratto corpo professionale dello Stato di cui comunque ci pregiamo di far parte, a pieno diritto.
E se possiamo comprendere che la nostra stabilizzazione diretta nei ruoli dell’Agenzia possa urtare la sensibilità di qualche esterno capace magari quanto noi, proprio non comprenderemmo mai il sentirsi offeso di quei tanti che nel pubblico impiego bivaccano da anni, ci fossero anche entrati per pubblico concorso. 
2) "piano di stabilizzazione di tutti i precari del p.i. = violazione del principio di uguaglianza"
 Il D. Lgs. 368/01, "Attuazione della direttiva 1999/70/CE relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso dall'UNICE, dal CEEP e dal CES", recita all’articolo 5, commi 2, 3 e 4: 2. Se il rapporto di lavoro continua oltre il ventesimo giorno in caso di contratto di durata inferiore a sei mesi, ovvero oltre il trentesimo giorno negli altri casi, il contratto si considera a tempo indeterminato dalla scadenza dei predetti termini.
3. Qualora il lavoratore venga riassunto a termine, ai sensi dell'articolo 1, entro un periodo di dieci giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata fino a sei mesi, ovvero venti giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata superiore ai sei mesi, il secondo contratto si considera a tempo indeterminato.
4. Quando si tratta di due assunzioni successive a termine, intendendosi per tali quelle effettuate senza alcuna soluzione di continuità, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato dalla data di stipulazione del primo contratto.
 Orbene, noi lavoriamo alle dipendenze dell’Agenzia del Territorio, senza alcuna soluzione di continuità, dal 14 settembre 1998. Reiteriamo il nostro impegno con l’Agenzia da 7 anni in virtu’ di una decina di proroghe e riteniamo noi totalmente disatteso il da Lei richiamato "Principio di uguaglianza".
Ci dirà, come altre eminenti personalità prima di Lei, che il D. Lgs. 368/01 non si applica al pubblico impiego richiamando l’articolo 97 della Costituzione ma a noi che costituzionalisti non siamo poco interessa. Sappiamo solo che se l’Agenzia del Territorio fosse stato un ente privato a quest’ora saremmo già belli e sistemati a tempo indeterminato.
Sappiamo solamente che ci suona strano sentire: "Spiacenti ma questa norma dello Stato per voi non si applica!"
 
 3) "piano di stabilizzazione di tutti i precari del p.i. = minaccia dell’efficienza dello Stato"
 Il nostro apporto da precari è determinante ai fini del raggiungimento di tutti gli obiettivi strategici dell’Agenzia. Lavoriamo da anni alacremente al recupero dell’enorme arretrato strutturale della stessa. Lavoriamo tanto oggi per rendere ancora piu’ efficiente l’Agenzia domani ma non solo, il nostro apporto è determinante, in moltissimi casi, anche ai fini del disbrigo quotidiano.
Il nostro contributo ci è stato riconosciuto in passato e ci è riconosciuto nel presente dai vertici istituzionali dell’Agenzia, dal Presidente e da diversi componenti della VI Commissione Finanze, dai passati Ministri delle Finanze oltre che da numerosi Parlamentari di destra e sinistra.
Ci spiega perché la nostra stabilizzazione nei ruoli dell’Agenzia dovrebbe minarne l’efficienza? Anzi, se da precari abbiamo dato e diamo quotidianamente tanto, si figuri una volta stabilizzati sotteso che "…è anche interesse della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.) per assicurare il suo buon andamento escludere ogni residua forma di precariato, al fine evidente di poter utilizzare professionalità più motivate: il rapporto a termine, infatti, per sua natura è connotato dalla mancanza di un vero e proprio interesse del dipendente a curare il suo sviluppo professionale nella struttura cui è assegnato e verisimilmente si caratterizza dal disinteresse che deriva dalla consapevolezza di non essere destinato permanentemente allo svolgimento di un determinato compito." (Tribunale di Pisa: Giudice monocratico del lavoro, dr. Fausto Nisticò. Udienza del 7.8.2002.)
 Noi esprimiamo rammarico e Le contestiamo l’accostamento, intellettualmente disarmante, tra noi, precari rientranti nel "piano Baccini" ed i beneficiari del cosiddetto spoils system.
Che c’entriamo noi con i dirigentoni scelti attraverso lo spoils system? Noi miseri impiegati a 1000 euro al mese, noi bistrattati quotidianamente con questi signori (loro sì scelti spesso in base ad amicizie politiche) che ricoprono prestigiosi incarichi alias posti di potere e che in un anno sono capaci di guadagnare quanto ognuno di noi forse nella vita intera?
E’ un accostamento immorale, insopportabile, oseremmo dire disonesto ma noi speriamo ardentemente di aver travisato il Suo pensiero, nel qual caso ci perdoni.
 Noi esprimiamo rammarico e Le contestiamo l’affermazione:
 "Sistemazione in ruolo dei precari, concorsi che premiano l'anzianità invece che il merito, minano l'efficienza del settore pubblico perché in questo modo si rinuncia a scegliere i migliori, dando un privilegio a chi c'è già, all'anzianità…"
 Rispondiamo oltre che con parole nostre anche con altre estrapolate da una Sentenza della Corte Costituzionale, la 274/2003: "La giurisprudenza di questa Corte ritiene che alla regola del pubblico concorso - quale metodo che, per l'accesso alla pubblica amministrazione, offre le migliori garanzie di selezione dei più capaci, in funzione dell'efficienza della stessa amministrazione (art. 97, comma 1, della Costituzione) - sia possibile apportare deroghe (come del resto ammette il terzo comma dell'art. 97) qualora ricorrano particolari situazioni che le rendano non irragionevoli (da ultimo, ordinanza n. 517 del 2002).
Ai fini di una valutazione di non irragionevolezza della disciplina in esame è rilevante considerare come essa riguardi l'inserimento in posti di ruolo di soggetti i quali si trovavano da tempo, nell'ambito dell'amministrazione regionale (o degli enti regionali), in una posizione di precarietà, perché assunti con contratto a termine o con la particolare qualificazione connessa alla figura degli addetti a lavori socialmente utili; e quindi verosimilmente avevano, nella precarietà, acquisito l'esperienza necessaria a far ritenere la stabilizzazione della loro posizione funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (art. 97, comma 1, della Costituzione)."
Non ce ne voglia nessuno ma noi, nel nostro ambito, siamo i migliori. Siamo i migliori perché prestiamo la nostra professionalità da sette anni. Siamo i migliori perché conosciamo a menadito uffici, mansioni e ruoli.
Siamo i migliori perché nel precariato ne abbiamo passate di tutti i colori. Tutte: le possibili e le impossibili, le immaginabili e le inimmaginabili.
Siamo i migliori perché la nostra è una conoscenza pratica oltre che teorica. Siamo i migliori perché lo dimostriamo anno per anno attraverso il raggiungimento di importanti obiettivi assolutamente monitorati.
Siamo i migliori, convinti di quanto affermiamo. Migliori di qualsiasi potenziale concorrente esterno ma anche consapevoli che il tanto da Lei auspicato concorso pubblico non sempre premia i migliori anzi, nella piu’ probabile delle ipotesi premia i "bravi risolutori di quiz psicoattitudinali" che poco hanno a che vedere con i compiti d’ufficio, premia i poliglotti, quelli che hanno dimestichezza con le lingue straniere (ma a cosa caspita serve ad un catastale conoscere il francese o il tedesco?). Spesso premia, nella peggiore delle ipotesi, i disonesti, i corruttori, gli amici degli amici, quelli disposti ad elargire ingenti somme di denaro ai componenti delle commissioni.
Noi, ancorché i migliori, rischieremmo grosso in un eventuale concorso pubblico. Rischieremmo perché a 40, 50, 60 anni è difficile avere la mente libera per risolvere quiz psicoattitudinali, rischieremmo perché non avremmo il tempo per imparare a menadito una lingua straniera, rischieremmo perché moralmente ed economicamente impossibilitati a calarci nel ruolo di corruttori di commissari disonesti.
Per concludere, vorremmo che apparisse chiaro, a Lei e all’opinione pubblica tutta, che in tutta questa storia noi non ci sentiamo assolutamente dei privilegiati bensì, in tutto e per tutto, parte lesa in un processo che ci vede nostro malgrado protagonisti. Un processo che vorremmo, senza per questo sentirci in colpa nei confronti di nessuno, si concludesse con la nostra stabilizzazione nei ruoli dell’Agenzia del Territorio, per riconquistare quella dignità che piu’ volte abbiamo dovuto mettere da parte in questi anni e soprattutto per continuare ad essere utili allo Stato.

Cordiali saluti



Sinceramente Buona Fortuna a tutti.

Federico RIGHI


E' CHIARO A TUTTI CHE E' NECESSARIO SPINGERE ADESSO E CON FORZA PER IL DECRETO, PERCHE' QUESTI SONO ANCHE CAPACI DI EMULARE CRISTO PER FAR RESUSCITARE LAZZARO OOPS IL BOZ.....


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