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lunedì, 26 aprile 2004




Assemblea Nazionale: Rinviata per ovvi motivi!

Capisco i colleghi adirati per il rinvio dell'assemblea nazionale dei LTD, ma la situazione è così grave che riteniamo attendere ancora qualche giorno, sopratutto per riflettere sulle scelte da operare, forse siamo in un vicolo cieco, la situazione è molto confusa, si potrebbe anche decidere di fermare il nostro cammino corretto e leale e tornare all'autoorganizzazione ed alla lotta autonoma (ma sempre civile) per fare rispettare i nostri diritti. L'agenzia ci ha conosciuti tutti sindacalizzati, purtroppo, e peggio ancora molti di noi servi del sindacato. SERVI pur di andarci a sedere a Largo Leopardi, e di fare i "caporali" con i colleghi o perseguire loro personali interessi. Ma... I colleghi che si credono rappresentanti sindacali, che magari operano a livello nazionale, sicuramente, più di una volta hanno pensato di cancellarsi per intraprendere una iniziativa seria e non inpantanata, così come è oggi. Ma poi ci hanno ripensato perchè ha prevalso l'interesse personale, il desiderio di mostrare ai colleghi il prestigio e la potenza, (noi ci domandiamo quale?), che viene loro, forse per irraggiamento, da parte della magnificenza sindacale accanto alla quale siedono nelle FALSE riunioni di Largo Leopardi.
Un'altro motivo del rinvio ci è stato fornito da un filone attivo della nostra azione rivendicativa, le denunce alla Comunità Europea ed al mediatore Europeo, nonchè l'interragazione dell'On. Antonio Di Pietro.







Purtroppo la situazione è che stante i fatti il 31 dicembre 2004 sarà per noi l'ultimo giorno di lavoro all'Agenzia del Territorio, e intanto cosa fanno i colleghi, più fessi, nell'attesa? Producono, producono e producono; lavorano così tanto da andare addirittura oltre gli standard, contano i minuti di presenza per calcolare al millesimo la loro produzione. Forse questi colleghi hanno il culo debole e per questo sperano che il 31 dicembre 2004, quando l'agenzia mollerà ai nostri bei culi un calcione per buttarci fuori, in quel momento, abbiano pietà e nella riconoscenza della fessaggine dimostrata dai fessi mollino loro un calcione più blando, al fine del solo licenziamento indolore.
Bravi continuate così avete imboccato la strada giusta per andare a casa.
E mentre le OO.SS. proclamano lo Stato di Agitazione, anzi lo reiterano, leggi UIL Informa 47, gli LTD ed il personale di ruolo fanno finta di niente e lavorano come se niente fosse.... Bei pecoroni.


Come abbiamo anticipato più volte, anche per email, abbiamo da tempo intrapreso un'azione per sensibilizzare la Commissione Europea sulla grave situazione di ricatto in cui ci troviamo e sulla necessità di un'iniziativa, anche Comunitaria, laddove Governo ed Agenzia, fanno orecchie da mercante, se non altro per il rispetto del Dlgs 368 del 2001, in attuazione della direttiva comunitaria 1999/70/CE relativa all'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso dall'UNICE, dal CEEP e dal CES e Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 235 del 09/10/2001, che parrebbe principalmente indirizzata all'Italia.

Infatti uno dei principi ispiratori della Direttiva 1999/70/CE è il fatto che il lavoro a termine sta cambiando la nostra società, il nostro modo di vivere e, sempre di più, i nostri costumi, e l'Europa senza più frontiere di lavoro si trova a fare i conti con legislazioni e tutele diverse tra Stato e Stato. Con questa direttiva il Consiglio attua l'accordo quadro raggiunto nel marzo 1999 tra le parti sociali proprio al fine di garantire un miglioramento della qualità del lavoro a termine, in rispetto della parità di trattamento e di misure di prevenzione degli abusi. Questo accordo, attraverso il quale le parti sociali a livello comunitario riaffermano il proprio ruolo nella strategia europea per l'occupazione, manifesta la volontà di spiegare un quadro normativo minimo ed inderogabile che non pregiudichi ulteriormente i diritti del lavoratore da parte degli Stati membri. Vista l’evoluzione della situazione economica e considerando la scarsa crescita della situazione occupazionale, l'Italia resta ancora uno dei fanalini di coda dell'Europa, il ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato è divenuto un elemento importante delle politiche nazionali del lavoro. A riguardo, il Consiglio Europeo ha, infatti, invitato le parti sociali europee a negoziare accordi volti a "modernizzare" l’organizzazione del lavoro, comprese le forme flessibili del lavoro, allo scopo di rendere le imprese produttive e competitive e di ottenere il necessario equilibrio tra flessibilità e sicurezza e, quindi, a conformarsi alla direttiva entro il 10 luglio 2001. Comunque, si è delineata una sostanziale diversificazione fra alcuni Paesi come il Regno Unito, l’Irlanda, la Danimarca e l’Olanda dove non sono previste restrizioni e, al contrario di tutti gli altri Paesi appartenenti alla Comunità Europea, non sono caratterizzati da una normativa rigorosa elimitativa. Mentre, in Italia, come è noto l’art. 5 della legge n. 230 del 1962 [1] sancisce la parità di trattamento economico e normativo nei confronti dei lavoratori a tempo determinato rispetto a quei lavoratori con contratto a tempo indeterminato. La CEE, con questa Direttiva ha voluto spingere il processo di negoziazione in ambito comunitario e della ricezione delle conseguenti direttive mediante contratto a produrre uno "stimolo" per ulteriori attività negoziali, creando un effetto di "europeizzazione" relativo dell’autonomia collettiva.

Già nel 2002, La CEE rispondeva ad una nostra interpellanza, nella risposta dell'11 novembre 2002, anticipava che nel 2003 avrebbe sottoposto gli Stati Membri ad un controllo sulla corretta applicazione della direttiva 1999/70/CE.
Nel contempo, il Parlamentare Greco, Stavros Xarchakos (PPE-DE), formulava l'interrogazione scritta E-1505/02, (documento corredato di risposta), alla CEE, il 29 maggio 2002. L'oggetto della richiesta era l'applicazione selettiva della direttiva 1999/70/CE. La CEE rispondeva in sostanza che: tale direttiva 1999/70/CE, sul lavoro a tempo determinato si applica ai lavoratori a tempo determinato con un contratto di assunzione o un rapporto di lavoro disciplinato dalla legge, dai contratti collettivi o dalla prassi in vigore di ciascuno Stato membro. La direttiva non esclude dal suo campo di applicazione il settore pubblico.
Ed in particolare uno degli scopi della direttiva è la prevenzione degli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato. Spetta tuttavia agli Stati membri decidere, dopo aver consultato le parti sociali, a quali condizioni i contratti a tempo determinato possono essere considerati "successivi" o di durata indeterminata
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In seguito, agli inizi del 2004 il CTLSU nello spiegare tutta la situazione, passata e presente dei LTD, formulava alla CEE la seguente richiesta del 30 gennaio 2004: Dalla lettura delle numerose iniziative comunitarie e dalle tante Direttive io ho inteso una volontà comunitaria di proteggere i lavoratori subordinati e soprattutto con un contratto a tempo determinato, volontà volta soprattutto a far si che scompaiano, una volta e per tutte, le discriminazioni tra i lavoratori all’interno di un contratto di lavoro.
Ora io mi chiedo se non è una grave violazione dei diritti dell’uomo e del lavoratore tenerlo in uno stato di continuo ricatto e sudditanza perché ha sempre paura che non gli venga rinnovato il contratto a fine anno?
Non esiste nessuna possibilità di trasformazione dell’attuale contratto a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato?
Come si può costringere lo Stato italiano a non violare i diritti legittimi dei lavoratori consentendo loro una vita giusta e tranquilla?
E’ legale prorogare ripetutamente un contratto di lavoro a tempo determinato anche contrariamente a quanto dettato nella direttiva europea 1999/70/CE e ripreso dal Decreto Legislativo 368 del 06/09/2001?
Per quanto tempo ancora dobbiamo aspettare prima di poter cominciare a vivere, considerato che tutti i 1600 hanno un’età media di 36 anni?
Recentemente la CEE ci ha risposto il 16 marzo 2004, ribadendo che la direttiva impone agli Stati Membri di adottare misure volte a prevenire gli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti a tempo determinato. Anzi ha ribadito che la clausola 5 dell'allegato della direttiva 99/70/CE prevede che vengano introdotte delle misure relative alla obiettiva giustificazione del rinnovo del contratto di lavoro a termine, alla durata massima dei contratti di lavoro ed al loro numero di rinnovi. Inoltre afferma anche che per quanto risulta a loro, l'Italia non è andata oltre i limiti consentiti.
Noi abbiamo pensato che l'ultimo passaggio della CEE, sia dovuto al fatto che nessuno in Italia, sino ad oggi, abbia mai formulato una precisa denuncia in tal senso, e per questo è stato chiesto all'Onorevole Antonio Di Pietro, di formulare una precisa richiesta scritta alla CEE, interrogazione effettuata in data 14 aprile 2004. Sulla scia di questa nostra intuizione abbiamo di recente denunciato a varie Istituzioni nazionali ed europee la nostra situazione, di quì la denuncia al Mediatore Europeo di Strasburgo, la Corte per i diritti civili, il quale ha risposto il 22 aprile 2004, accettando la nostra denuncia e chiedendoci una integrazione di documenti. Integrazione alla denuncia, che presto effettueremo. Inoltre, crediamo sia giusto che ognuno di noi, da ogni parte d'Italia, possa contribuire in modo efficace, a rendere più importante e decisiva tale denuncia. A tale scopo prepareremo una lettera circostanziata che ogni LTD sottoscriverà e invierà alla volta della Corte dei Diritti Civili di Strasburgo.

Inoltre non possiamo omettere di menzionare il convegno svoltosi a Roma, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio il 4 febbraio 2004 al quale sono intervenuti i LTD ma sopratutto personaggi come Vincenzo Cerulli Irelli, Antonio Naddeo e Rocco Tritto. Convegno dove è stato evidenziato, nè più nè meno, quanto affermiamo da tempo, ovvero che in base al DLgs. 368/2001, dovremmo avere la trasformazione del contratto a termine in un contratto a tempo indeterminato.

Invitiamo i colleghi a tenere alta la tensione, ricordiamo che lo stato di agitazione è importante sia per il contratto che per il nostro futuro.
Teniamoci pronti.
Un abbraccio

Federico RIGHI



ASSEMBLEA NAZIONALE


NAPOLI


24 APRILE 2004
(rinviata)

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